Essere scout, uno stile di vita
Fin dai lupetti mi è stato insegnato che ”l’essere scout” bisognava portarselo vicino al cuore e fuori dalle uscite e dai campi. Inizialmente, parlo di quando avevo circa 8/9 anni, senza accorgermene, ho sempre seguito questa ”filosofia di vita” pensando prima agli altri e poi a me stessa o semplicemente essendo leale nel giocare con gli altri bambini. E sì, lo facevo proprio con semplicità e con spensieratezza perché me lo avevano insegnato giocando, senza insistere, lentamente e con naturalezza. Ricordo come fosse ieri le facce pensierose dei capi che ti si avvicinavano e con il dito puntato al cielo e ti ripetevano che ”il lupetto è leale”; da lì quella frase per ognuno di noi diventava una sorte di mantra, che risuonava nella nostra testa ogni volta che ci veniva anche solo l’intenzione di fare qualche bricconata. E mi ricordo anche le facce deluse di quando qualcuno faceva il furbo. Ecco possiamo dire che gli scout fin da piccola mi hanno insegnato a diventare grande e a stare in mezzo agli altri. Col passare degli anni, sono cresciuta, e ho iniziato farlo con più consapevolezza e intenzione, oltre a provare un forte senso di gratitudine verso tutti quei principi che mi erano stati seminati e coltivati in testa con pazienza e dedizione.
Diciamo che in reparto ho avuto una base solida su cui continuare a crescere e ad imparare che non si dice ”faccio lo scout” ma ”SONO uno scout”. Ho trovato amicizie con cui ho condiviso momenti cruciali e istruttivi che hanno forgiato il mio carattere e la mia personalità. Amicizie che mi hanno insegnato che è giusto e fondamentale discutere tra amici per capirsi a fondo perché quando si sta insieme 24 ore su 24, 7 giorni su 7, la trasparenza diventa una cosa più che necessaria frequentandosi sia nei momenti difficili che in quelli felici. Così nascono amicizie intime e inimitabili.
Tutto questo ragionamento è nato da un fatto che mi ha commosso profondamente: quando io (gaia) ero ricoverata in ospedale avevo fatto conoscenza con una bambina e la sua mamma , raccontandole del più e del meno (scoutismo compreso). Il giorno dopo, precisamente una domenica, la domenica sera, il fratello di questa bambina viene da me con la divisa e lo zaino da pernotto ancora addosso e mi da un porta fazzolettone fatto da lui e mi dice: ”da scout a scout, buon sentiero”. Questo franca-foulard lo ho ancora ed è l’unico che porto ad ogni attività perché per me rappresenta proprio questo spirito che unisce ogni scout. E quindi niente volevo solo ricordarvi che ”gli scout sono fratelli di ogni altra giuda e scout”.
Gaia e Giorgia